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Reginaldo Grasso - L'angelo sterminatore

Antologia Critica
REGINALDO GRASSO - L'angelo sterminatore


"LETITIA (muovendosi per il salone). Non so... o piuttosto, si... E' così straordinario! Da quanto tempo siamo qui? (silenzio). Non lo so più. Ma pensate ai cambiamenti di posto fatti da ciascuno di noi in questa orribile eternità... (con più insistenza). Pensate alle mille combinazioni, simili alle mosse di un gioco a scacchi, che noi abbiamo formato. Perfino i mobili: li abbiamo cambiati di posto centinaia di volte... Ebbene, in questo momento noi ci troviamo tutti, persone e mobili... nel posto e nella posizione esattamente simile a quella in cui ci trovavamo quella notte... O si tratta di una allucinazione? Rispondete tutti!..."
da El Angel Exterminador (L'Angelo Sterminatore), 1962, dal film di Luis Buiíuel.
La sosta e la rincorsa, il movimento continuo dall'alto e dal basso, l'arte gira su se stessa con la paura di non riuscire a trovare la posizione nel movimento.
"Ma pensate ai cambiamenti di posto fatti da ciascuno coi noi in questa orribile eternità", non è la creatività che cambia posto, soltanto lo spostamento di cose già fatte sembrerebbe il nuovo, ma il nuovo è soltanto lo scatto in più, nel momento in Cui l'ingranaggio si trova nella posizione giusta per il secondo scatto.
Uno ed uno solo può essere lo scatto in avanti, il resto è ripetizione, il resto è soltanto puerile imitazione.
L'arte raramente fa uno scatto in avanti, per farlo deve ritrovare la posizione originaria da cui scaturiva la creatività, mentre invece assistiamo continuamente "ai cambiamenti di posto".
Anche quando siamo in colloquio, non facciamo nessun avanzamento per ristabilire il circuito della bellezza, bisogna che la comunicazione ritorni allo stupore. Ma l'angelo sterminatore attua la sua vendetta ogni giorno, tutti i giorni, egli lancia le cose in un vortice continuo e affascinante, troppo bella è la sua pratica, ed egli riesce a commuovere contemporaneamente, il moto incessante che regola le cose. "Questa orríbile eternità" che ci costringe ad una parlata inascoltabile e incomprensibile, l'angelo ha lasciato il mondo, il suo gioco non avrà fine, egli non permetterà più dopo molte avventure e peripezie di ritrovare l'attimo dell'arte.
Ma un'ala gli è rimasta impigliata in un quadro, pezzi d'oro cadono dal cielo, frammenti, vari colori si perdono nell'aria, forse l'artista nel suo gioco tragico è riuscito a fermare il volo dell'addio, forse ancora per un po' l'angelo delle allucinazioni permetterà che l'arte possa rimettersi in gioco con un nuovo movimento.
La tempesta del paradiso soffia con violenta intensità, i cieli vogliono ,allontanare definitivamente l'angelo dalla terra, ma egli, catt-urato, lancia le mille grida del linguaggio, l'eco rimbomba in tutte le direzioni, fino al cuore dell'artista.
Lo stupore di essere catturato, di non aver perso il suo peso gravitazionale, blocca l'angelo in una contemplazione estetica, per un attimo ancora guarda la terra che ha distrutto, che non vuole riconoscere né ricostruire.
Cosa avviene in questo istante, non ci è dato saperlo, certamente il desiderio della morte coinvolge l'angelo e l'artista.
L'artista cercherà di cogliere il fuoco vitale della creazione, l'angelo vorrà allontanarsi lasciando sulla terra la rappresentazione interminabile e senza fine di un quadro mai fatto. L'artista racconterà questa storia con teoremi geometrici di colori e forme, tenterà definizioni attraverso logiche conseguenze.
Elementi geometrici di rossi, accanto a quadrati verdi, strisce di carta del mondo fisico reale come formule matematiche. L'artista ritorna alle inevitabili conseguenze delle costrizioni dell'arte attraverso la costruzione di forme di linguaggio. L'artista struttura il proprio codice in linguaggio privato.
L'angelo avrà lasciato assieme alla parte più importante del suo essere "un'ala", anche i codici per le conseguenze logiche della crescita, non si saprà mai, forse l'arte si ripete all'infinito, oppure la pura logica dell'indagine permetterà al meccanismo impazzito di ritrovare la posizione originaria in cui ogni cosa si trovava "nel posto e nella posizione esattamente simile in cui ci trovavamo quella notte".
- da El Angel Exterminador (L'Angelo Sterminatore), 1962, dal film di Luis Bunuel.
"Le opere d'arte sono proposizioni analitiche. Vale a dire, viste dentro il loro contesto - in quanto arte - non forniscono informazioni di alcun genere su dati concreti. Un'opera d'arte è una tautologia in quanto è una rappresentazione dell'intenzione dell'artista: egli dice, cioè, che quella particolare opera d'arte è arte, implicando così, che è una definizione dell'arte. Quindi, l'arte è vera a priori, se qualcuno la chiama arte, è arte".
da un mio colloquio con l'angelo Judd)


Catania 1997.

Reginaldo Grasso


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