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Turi Sottile - La carta e la terra

Antologia Critica
TURI SOTTILE - la carta e la terra


Non è facile scrivere di Saro Grasso, non è facile soprattutto per me pittore; non posso, però, non farlo ricordando il Saro Grasso giovanissimo, frequentare il mio studio ad inseguire un suo sogno che non sapeva esprimere con la parola.
Più volte a distanza di anni l'una dall'altra, sono stato,a vedere i dipinti di Grasso, e, ogni volta, anche durante la sua parentesi neoclassicheggiante o se vogliamo anacronistica, ho ritrovato questa sua voglia di ricercare l'oltre.
Oggi non mi sembra avventura sostenere la tesi che la ricerca di Saro Grasso, analizzando le componenti percettive dell'immagine, tenti di bloccare l'essenza per approdare poi a soluzioni che guardano sia alla struttura compositiva che alla capacità reattiva del segno.
Ormai non più colori nei lavori di Grasso, ma carta; carta già dipinta, l'utilizzo quindi del già fatto, del già visto, per riportarlo a nuova luce dandogli una diversa energia.
L'utilizzo del collage, della carta incollata pezzo dopo pezzo, l'una sull'altra, l'utilizzo quindi della cartapesta (cartone romano) non è casuale in Saro Grasso né episodico conoscendo la provenienza artigiana del pittore; egli ha saputo trasformare la carta prestampata dandole una valenza espressiva legata ad una scelta continuamente spiazzata nei riferimenti ad una oggettività rappresentativa e, nello stesso momento riportabile a motivazioni di origine emotiva.
Si riappropria, quindi, dei suoi "mezzi" per fare pittura in polemica con l'indefinibilità di alcuni suoi progetti precedenti. Saro Grasso oggi esce allo scoperto dopo anni in cui ha vissuto nella sua torre d'avorio, in un isolamento conflittuale, dalla quale ha guardato attentamente, mostrando attenzione per il nuovo, salvando, però, quella costante artigianale, quella manualità che gli fa recuperare quella classicità, modernamente intesa, conquistata attraverso leggeri sussulti che hanno condotto l'artista ad una fisicità pittorica, probabilmente per dare finalmente concretezza ad un sogno che sin dagli inizi egli va maturando dentro di sé.
Certissimi ed individuabili sono i riferimenti, probabilmente non avvertiti dall'artista, a Fontana e Magnelli per un verso, a Rotella e Scordia per un altro; ma ciò non ha alcuna importanza perché ciò che conta in questo vivere di riflessi è viverne le contraddizioni, con sincerità di approfondimenti. L'artista, nella vicinanza di un mondo già esistito ha creduto di individuare una peculiarità costante conoscitiva che ci richiamasse al concetto di poetica nella nozione di coerenza e fedeltà con se stesso.
La precedente accelerazione della pennellata non esiste più, il colore non si raggruma sulla superficie ma tesse la sua trama per stratificazioni di carte sapientemente strappate, filamenti apparentemente scomposti e disordinati che formano, invece, una stupenda armonicità cromatica e compositiva soprattutto nei piccoli coltages su carta dove l'artista riesce maggiormente a dominare la materia. E ciò nell'intento di recuperare possibilità comunicative più sorgive e immediate come fenomeno di trascr-izione del segno ottenuto attraverso la coesistenza di due componenti: la sovrapposizione dei piani e la scrittura segnica lasciata dalle cromie precedenti.
Non c'è dubbio che l'ambiente in cui si vive condiziona la pittura di Grasso. Egli è un pittore mediterraneo, terrigno direi, e ciò che è a lui attorno, condiziona la sua arte; lo so per esperienza personale, ma ciò che egli vede ci viene restituito non sotto forma di un romanticismo avulso dal tempo, ma visualizzato, nel suo legame elementare con quest'atmosfera. Rifiuta ogni imitazione della natura e dà vita a formazioni e colori nati dagli elementi visualizzati.
E' interessante, dunque, che la qualità della sua complessa esperienza lo abbia portato alla esigenza del fare, nel cui ambito c'è sempre una crescente urgenza di contribuiti.
Saro Grasso è pittore, è scultore, è artista. Per lui i colori si trasformano, il rigore diviene libertà, la geometria immaginazione.
E' interessante, dunque, che la qualità della sua complessa esperienza lo abbia portato alla esigenza del fare, nel cui ambito c'è sempre una crescente urgenza di contribuiti.
Saro Grasso è pittore, è scultore, è artista. Per lui i colori si trasformano, il rigore diviene libertà, la geometria immaginazione.


Roma 1997.

Turi Sottile



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